Home » Editoriali » Apnea, sport emergente?

Apnea, sport emergente?

| 5 Novembre 2001 | 0 Comments

Foto Cortesia: Team of Finland

Ultimamente il mondo dell’apnea sta vivendo una vera e propria rivoluzione e credo che sia giusto provare a fare il punto della situazione.

Dato che mi trovo a scrivere a tal riguardo, credo proprio che farò anche un po’ di polemica, perché ci sono alcune cose che non mi vanno affatto giù.

Vi ricordate l’apnea di una volta? Vi ricordate la sfida Majorca-Mayol?

A quei giorni le conoscenze mediche in questo settore erano praticamente inesistenti e le poche certezze venivano costantemente smontate, una fra tutte quella per cui l’uomo non potesse scendere oltre i 50 metri.

I mezzi tecnici a disposizione dei due campioni erano sicuramente limitati, ma c’era qualcosa che spingeva l’uomo ad andare avanti nel tentativo di superare i propri limiti.

Lo spirito sportivo, l’agonismo, l’avventura, la voglia di sapere fino a dove si poteva arrivare: queste erano le uniche cose che contavano.

In questo microcosmo fatto di coraggio, sfida dell’ignoto e rivalità, “l’avversario” era sempre e comunque degno di rispetto, perché lui più di tutti gli altri aveva consapevolezza dei sacrifici necessari per riuscire in quelle imprese. Nel frattempo, il mondo se ne stava a guardare con un misto di curiosità ed ammirazione quei due uomini che dedicavano la propria vita a questo sport, tanto particolare quanto affascinante.

Col passare degli anni sono cambiati i protagonisti, ma non lo spirito. Il testimone è passato ad Umberto Pelizzari e “Pipin” Ferreras, le cui sfide si sono guadagnate sempre più notorietà e seguito, grazie all’amplificazione dei media che, giustamente, davano risalto a queste notizie.

Negli ultimi anni, le cose sono andate cambiando in modo radicale.

Il dualismo che ha caratterizzato l’apnea fino alla seconda metà degli anni novanta è stato eroso da una sempre maggiore diffusione di questo sport e dall’avvento dell’agonismo. Il numero di persone che si dedicano a tempo pieno a questo sport si è moltiplicato, tanto che all’ultima Coppa del Mondo di Ibiza hanno preso parte oltre 30 nazioni partecipanti.

E’ cresciuto l’interesse per l’apnea, è vero, ma ad essere sinceri è cresciuto anche il business che vi gira intorno. E così gli sponsor, le riviste e le televisioni investono, gli atleti “lavorano” e tutti ne ricavano.

Ma allora l’apnea è ancora uno sport o è una professione?

Qui entriamo nella parte delicata del discorso e quanto mi accingo a dire rispecchia unicamente il mio punto di vista. L’apnea, in questo momento, è sia uno sport che una professione.

Gli allenamenti si protraggono per 10 mesi l’anno e sono spesso molto intensi. E’ molto difficile riuscire a portare avanti contemporaneamente un’altra professione, se non strettamente legata a questo mondo.

Il ruolo degli sponsor è quindi indispensabile, se vogliamo andare avanti. Ma . . . il lato sportivo?

Ebbene, mentre molti sono abilissimi nel fiutare il business e nel portarlo avanti, ben pochi riescono a mettervi davanti lo “SPIRITO SPORTIVO”. La sportività è il rispetto delle regole, il rispetto dell’avversario, il rispetto del lavoro altrui.

E, ahimè, mi tocca dire che ultimamente ci sono alcune persone che di sportività e di rispetto ne sanno ben poco.

Perché?

Per rispondere mi limiterò a ricordare alcuni fatti.

Nizza 2000, la gara di apnea a squadre piu importante dell’anno.

I cartellini degli atleti della squadra italiana vengono posti da 2,5 a 3,5 metri piu profondi della quota dichiarata dagli atleti stessi. All’uscita uno dei nostri atleti ha una leggera samba e viene conseguentemente squalificato. Ma quell’atleta aveva dichiarato una quota di 57 metri ed il cartellino con la scritta 57 era posto a 60,5 metri. Tale profondità era confermata, oltre che dal profondimetro personale dell’atleta, anche dal profondimetro ufficiale di gara. Il cartellino era quindi ufficialmente ad oltre 60 metri, senza la minima ombra di dubbio. Viene presentato reclamo, ma il reclamo non viene accettato dai giudici dell’AIDA (l’associazione internazionale per apnea). L’atleta rimane squalificato, l’Italia perde punti, la Francia vince .

Ibiza 2001, Coppa del Mondo. Un’ atleta dalla nostra nazionale femminile viene squalificata per “uscita non controllata”, ovvero per leggera samba dalla prova di apnea statica. Purtroppo tale samba era stata vista solo dai giudici, perché nessuno dei presenti riteneva che l’atleta avesse avuto difficoltà. Viene presentato reclamo e viene riesaminato il video. Due dei giudici cambiano il proprio giudizio, per loro la prova è valida. I due giudici AIDA francesi continuano a dire che l’atleta ha avuto difficoltà nell’uscita, un terzo giudice italiano dice che per lei la samba non c’è ma, riconoscendo la propria inesperienza (!!), rimette il giudizio ai due giudici francesi più esperti.

Per questo la ragazza è squalificata e la nazionale femminile perde il primo posto, pur rimanendo sul podio. Questa è la cronaca dei fatti accaduti.

Ma c’è dell’altro.

Dopo questi episodi, le nazionali italiane di apnea, maschile e femminile, decidono di non partecipare piu a gare con giudici AIDA, perché ritengono che gli errori da loro commessi siano troppi.

Da notare che l’Italia ha vinto tutte e tre le edizioni della World Cup ed avrebbe vinto anche la prima gara femminile a livello mondiale.

Umberto Pelizzari, in occasione del suo ultimo record a Capri (assetto variabile regolamentato) tentato poco dopo il mondiale di Ibiza, decide di non richiedere l’omologazione AIDA e perciò di non invitare i suoi giudici.

Il record viene conquistato dopo alcuni brevi rinvii dovuti al maltempo, che fanno saltare la diretta tv. Il filmato che riprende tutte le fasi del record va comunque in onda in differita a distanza di pochi minuti.

Nonostante il filmato, c’è chi mette in dubbio la validità del record, affermando che non era regolare per mancanza dei giudici AIDA e per le non corretta uscita dall’acqua.

Al che vien da dire: “Ma stiamo scherzando?”

Il record è stato battuto e di ben 14 metri!

Sicuramente Umberto è uscito stanco e forse un po’ “tirato”, ma bisogna tener presente che ha superato il record stabilito da Benjamin Franz di ben 14 metri.

Vi rendete conto di cosa voglia dire aumentare un record del genere di 14 metri?

E’ come se Mike Powell abbassasse il record dei 100 metri piani di oltre 1 secondo, correndoli in 8:83 o come se il record di salto in lungo fosse portato da 8,94 metri a 10 metri.

Vi sembra poco?

Credo che nel nostro sport non ci siano dubbi: chi va piu profondo è il piu forte. Gli altri possono dire quello che vogliono, ma i fatti restano. Chi dice che il record di Umberto Pelizzari non è valido e che Umberto non vale niente perché non ha voluto i giudici AIDA non capisce niente di apnea.

Certo, sono di parte e anche tanto, perché sono molto legato ad Umberto, ma non starei qui a scrivere queste cose se non ne fossi convinto.

Umberto non ha piu niente da dimostrare, è riuscito a conquistare tutto quello che era possibile in questo sport e l’ha fatto lavorando duro, insieme al suo staff. Chi lo conosce sa bene qual è il suo modo di scendere sott’acqua e qual è il suo rapporto col mare; lui ce l’ha insegnato, o meglio, ce l’ha fatto capire, ha fatto sì che “l’apneista che è in noi” venisse fuori. E quando ha notato una particolare predisposizione o particolari capacità in qualcuno si è impegnato per portarlo avanti e gli ha dato le possibilità di emergere. Umberto è così, ama il mare e ama stare con gli amici nella stessa maniera. I record li fa per se stesso, per provare quell’emozione che solo un record può dare; l’uscita dall’acqua dopo essere andato oltre l’attuale limite umano, il primo uomo al mondo ad andare così profondo. Non sono stupidaggini, sono emozioni.

Giudici, omologazioni, reclami: va tutto bene, ma non confondiamo la cornice con il quadro!!

Gli apneisti amano il mare, scendono per provare quelle sensazioni che solo il mare ci può regalare e la sfida, se sfida si può chiamare, è solo con noi stessi.

Se vogliamo fare delle competizioni, ed è giusto perché in ognuno di noi lo spirito agonistico è forte, dobbiamo farlo sportivamente. E’ giusto avere dei giudici se vogliamo fare gare, ma la sportività dev’ essere la prima regola, altrimenti nessuno piu vorrà frequentare questo mondo.

Con queste polemiche ci stiamo solo facendo del male: chi ci vede dall’esterno non conosce i fatti e non è in grado di giudicare, ma di certo non si sentirà attratto dal nostro mondo.

E’ questo che vogliamo? Oppure ci interessa davvero promuovere e divulgare questo sport, al quale molti di noi stanno dedicando una bella fetta della loro vita?

Salvatore Rovella

Apnea Magazine esprime la più totale solidarietà alla Nazionale Italiana di Apnea e ringrazia in modo particolare Umberto Pelizzari e Davide Carrera per le emozioni che ci hanno fatto vivere con le loro imprese di Capri.

Approfondimento: Le polemiche dopo il record di Pelizzari

La polemica si sviluppa sul Guestbook di Freediver.co.uk, una web-zine inglese sull’apnea ben frequentata da appassionati agonisti di tutto il mondo.Tra i messaggi polemici verso il record di Umberto, ne spiccano tre. Quello dell’attuale detentore del primato in assetto variabile regolamentato AIDA Benjamin Franz (-117 mt), quello del primatista canadese Eric Fattah ed infine quello del francese Guillaume. Riportiamo la traduzione dei post di Fattah e Guillaume e la risposta di Umberto.

16:53:16 11/05/2001 — Post di Eric Fattah

Dal video, sembra certo che abbia avuto una sincope

22:31:03 11/05/2001 — Post di Guillame

…..è ovvio, è andato in sincope ! guarda i suoi occhi e la sua posizione: si blocca per 15 secondi..guarda i suoi assistenti apneisti, non sono affatto tranquilli. Un apneista stanco ma conscio respira profondamente per recuperare( come Eric Fattah nel suo record a -82) . Umberto non faceva niente….teneva su le mani stando fermo ! …..[omissis] che pena per Umberto concludere la sua carriera in questo modo e soprattutto che pena per il futuro dell’apnea..

16:57:55 11/08/2001 — Il responsabile di Freediver.co.uk pubblica la mail di Umberto:

Mi dispiace che nel giorno del record non sono riuscito a riemergere bene come avevo fatto i giorni precedenti in allenamento. E’ stata sicuramente la peggior uscita di tutta la mia carriera. Quando qualcuno dice che ero vicino alla samba, potrei essere d’accordo. Ma quando leggo che qualcuno scrive che si è trattato di sincope inventando motivazioni inesistenti, penso che ci sia il preciso scopo di tentare di nascondere la realtà (qualcuno scrive che avevo gli occhi rovesciati, quanlcuno che guardavo i miei assistenti senza riconoscerli, qualcun’altro che avevo gli occhi chiusi e che perciò si è trattato di sincope). Ma avete visto il filmato?

E’ veramente triste che molte di queste persone non abbiano neanche il coraggio di firmare il messaggio. Se fossi uscito bene, queste stesse persone avrebbero potuto scrivere: “non erano 131 metri perché la discesa è stata troppo rapida” ……” non è omologato”……”chi ha misurato il cavo…”.

Una sincope è una sincope. Quando vai in sincope non puoi nascondere niente, non puoi fingere niente, quando hai una sincope perdi i sensi.

Quando hai una sincope, c’è poco da discutere, ma in questo forum ci sono anche persone che dicono di non aver visto neanche una samba!

Non credo che la mia opinione sia importante. Ad ogni modo, posso dire di non essere mai stato così provato dopo un’immersione, ma di essere rimasto perfettamente cosciente in ogni momento. Questo è il mio parere, ma rispetto anche quello di chi dice che ho avuto una samba. Ma non rispetto affatto l’opinione di chi dice che si è trattato di sincope.

Comunque, vorrei ricordare che non ho chiesto alcuna omologazione. L’AIDA non c’era, per loro il record è sempre -117 ed io non ho chiesto alcuna omologazione.

Semplicemente, questo è il modo in cui riemergo da -131. E 131 metri sono 14 in più del record attuale(!!!)

Cinque anni fa, 131 metri erano il record NO LIMITS e sabato scorso sono riemerso dalla stessa profondità nel modo in cui avete visto nel filmato.

Per concludere, un messaggio a Guillaume da Nizza ed Eric Fattah, autori di due dei dieci messaggi che ho letto (almeno hanno avuto il coraaggio di firmare i loro messaggi).

Guillaume, membro della squadra francese che ha partecipato alla World Cup di Ibiza, ha scritto che dovevo chiudere prima la mia carriera e che in questo modo è una vergogna. Non credo affatto che sia una vergogna riemergere da 131 metri in questo modo. Prova a fare meglio! E poi, caro Guillaume, se avessi chiuso la mia carriera prima, non avrei potuto partecipare a Ibiza 2001: non dimenticare che, grazie anche alla mia partecipazione, l’Italia ha vinto per la terza volta il titolo mondiale e per la terza volta la Francia era dietro di noi!

Ma non preoccuparti, la prossima volta non parteciperemo e tu ed il tuo team probabilmente potrete vincere.

Quando avrai fatto il 5% di quel che ho fatto io nell’apnea (record, gare) e per l’apnea (film, documentari) fammelo sapere e comincerò ad ascoltarti.

Caro Eric, io non capisco come tu possa considerare la mia uscita in sincope e consideare pulita l’uscita di Ravelo nei 76 in assetto costante…..[omissis]…..

Ah, dimenticavo: perché non prendi una slitta e mi fai vedere come sei in grado di uscire da -131 in assetto variabile?

Umberto Pelizzari

Traduzione: Giorgio Volpe

Category: Editoriali

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *