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Antonio Lovicario: ecco il mio Assoluto vincente!

Il nuovo campione italiano (foto A. Balbi)

Antonio Lovicario – Air Sub Apnea Team Pirri (Cagliari)
Nato a Lanusei (OG) il 18/11/1983
Altezza 174 cm.
Peso 78 kg.
Capacità Vitale 6.3 litri
Tipo di pesca preferito aspetto-agguato
Arma preferita Arbalete One 105 cm.

Allora Antonio, ci racconti la tua prima giornata?

La preparazione è stata molto dura. Le condizioni meteo-marine erano veramente difficili con pioggia, mare mosso ed acqua non sempre pulita. Inoltre il pesce era parecchio mobile e mi è apparso chiaro subito che non si sarebbe potuto contare su una tana mastra. Sul primo campo gara avevo una zonetta con alcune corvine e lì ho fatto la partenza.
Mi sono diretto sul punto, uno spacco di grotto in circa 22 metri di fondo, e sono riuscito ad arrivare per primo e fare il tuffo col relativa calma. Come immaginavo i pesci non c’erano e, pur cercando anche un po’ attorno, ho deciso di spostarmi subito in medio fondale per pescare all’aspetto.
Arrivato sul punto che avevo trovato in preparazione e che, a mio avviso, si addiceva al tipo di pesca che avevo programmato, ho preso l’arbalete One da 105 e mi sono messo a fare vari aspetti su zone piuttosto interessanti.

Lovicario con il carniere della prima giornata (foto A. Balbi)

L’acqua era velata e dopo poco mi sono visto arrivare un dentice solitario sulla punta della tahitiana. Ero ben posizionato ed il tiro non ha avuto storia. Questa cattura mi ha caricato parecchio ed ho intuito che, probabilmente, avevo interpretato bene la situazione. Così ho deciso di continuare a pescare all’aspetto nelle zone che ritenevo più interessanti tutte attorno a questo spot. Da lì a poco sono riuscito a spiedinare un bel tordo che curioso è uscito dalla posidonia. Poco più avanti (ero al limite sud del campo gara) mi è arrivato a tiro un bel branco di salpe. Erano nervose e molto restie ad avvicinarsi ma, con un po’ di fortuna e tecnica, sono riuscito ad insagolarne una tra le più corpulente. Dopo il tiro il branco si è dato alla fuga ma mi sono messo a cercarlo comunque nel tentativo di prendere un altro pezzo. Dopo una mezz’oretta sono riuscito a farlo avvicinare con un’altro lungo aspetto ed a catturare un pesce in peso. Arrivato a metà gara non ho sfruttato lo spostamento ma ho insistito in zona e nella mia azione di pesca all’aspetto.

Ancora una volta un bel labride è caduto nel tranello lasciandosi incuriosire e finendo a paiolo. Poi a pinne mi sono diretto in una piccola zona di roccette in mezzo all’alga che ritenevo potesse nascondere qualche pinnuto. Al primo aspetto un bel labride ha fatto capolino tra le rocce ma subito dopo s’è buttato nell’alga. C’è voluto molto impegno per scovarlo ma alla fine sono stato premiato con la cattura. Stessa storia per l’ultimo pesce catturato (altro tordo) che pensavo di riuscire a catturare in caduta ed invece mi ha costretto a diversi aspetti molto attenti. Era molto impaurito ed è stato necessario fare un tiro molto lungo ed anche piuttosto fortunato dopo un bel agguato. A cinque minuti dalla fine ho sparato un grosso sarago ma l’ho solo lisciato. Ho concluso la gara catturando due grosse triglie ma fuori peso. A fine giornata sono risultato primo di frazione con un dentice di 2,5 chili circa (bonus per la preda di prestigio e più grossa), due salpe e quattro tordi. Una bella soddisfazione ma sapevo che sarebbe stata dura mantenere il primato.

Come hai affrontato la seconda frazione?

Con tanti pensieri, al punto che la notte precedente non ho quasi chiuso occhio. Potevo contare su uno spacco molto bello in 24 metri di fondo dove in preparazione c’erano saraghi e grosse corvine. Li trovavo in zona solo intorno alle undici e prima non si facevano vedere. Al via sono andato lì comunque pur consapevole che non avrei visto nulla. Così è stato. Ho fatto solo due tuffi senza dar troppo nell’occhio e poi sono risalito sul gommone per andare a terra e pescare nei frangenti. A terra infatti giravano diversi barracuda e contavo di catturarne qualche esemplare.

I campioni vestono Apnea Magazine (Foto: A. Balbi)

Purtroppo non ho fatto i conti con il mare veramente agitato. Infatti, anche a causa di una zavorra leggera, sono stato sballottato a destra e a manca e dopo poco ho avuto una forte nausea che ha rischiato di compromettere seriamente tutto ciò che di buono avevo fatto fino a prima. Ho infatti dovuto ancorare il gommone, smettere di pescare, salire a bordo e cercare di rilassarmi per migliorare il mio stato fisico. C’è voluto del tempo ma alla fine sono tornato in forma. Ho deciso così di andare nuovamente al largo sullo spacco dei corvi visto che l’orario era anche quello giusto. Mi sono tuffato e di buona lena mi sono diretto nella zona soffermandomi, durante il tragitto, su posti interessanti. In una zonetta infatti sono riuscito a localizzare un bel sarago in un buco difficile e, con un po’ di attenzione, sono riuscito a fiocinarlo col Cayman 55.

Arrivato su la zona fatidica ho visto che attorno c’era un po’ di gente e quindi ho fatto un primo tuffo di ricognizione. Ho visto subito che i pesci c’erano e quindi ho cercato di mantenere la calma e ragionare. Innanzitutto ho posizionato un fucile in una zona vicino nel tentativo di depistare gli altri atleti e poi ho cercato di fare tuffi sulla tana con molta attenzione e parsimonia. La tattica è riuscita e mentre arpionavo la prima corvina col 75 gli altri cercavano intorno al fucile che avevo lasciato sul fondo. Altro tuffo senza essere visto e stavolta è un bel sarago a finire sulla corsa della mia tahitiana. Sparato di muso e spiedinato non ha opposto resistenza. Nel frattempo il pesce si era spostato più in profondità nel buco ed allora ho preso il 105. Ennesimo tuffo e questa volta fulmino una grossa corvina. Il pesce si muove in continuazione e tenerlo sotto controllo non è semplice. Stavolta scendo con due fucili: il 105 ed il 55 con la fiocinella. Mi affaccio alla spacca e la scorro. Vedo le labbra bianche della corvina e sparo. Non capisco come l’ho presa e cerco di tirarla fuori con molta attenzione. L’ho colpita per lungo ma l’aletta non si è aperta. La doppio col corto e la butto sul gommone. Ormai il pesce all’interno del buco è sparito, ma io non dispero. Prendo il 75 e mi faccio tutti i piccoli tagli della zona. Difatti, all’ennesima ispezione, trovo un bel sarago che tenta di farmi fesso girando l’angolo. Sparo d’istinto e lo recupero in un solo tuffo.

Antonio è figlio d'arte, qui con papà Carlo (foto A. Balbi)

Manca veramente poco alla fine ed in una tana difficile vedo un sarago di almeno 1500grammi. Perdo l’attimo per il tiro e questo sparisce. Ogni tanto lo rivedo ma è sempre messo male. Ancora un tuffo ed ecco che ho l’occasione giusta: sparo e colpisco il pesce a centro corpo. Purtroppo il nylon si spezza ed il pinnuto scompare tra meandri inespugnabili. Peccato! Credo che potrebbe essere decisivo. Solo la pesatura mi rivela che alla fine non lo era, ma quanta sofferenza.

Davvero una bella gara: c’è stato un momento chiave secondo te?

Penso che siano stati due: il primo l’aver capito a che ora i pesci che avevo frequentavano la zona segnata. E’ stato determinante. Il secondo quando, pur stando male, non ho mollato, ho ritrovato le energie e pescato un pesce dopo l’altro a gran ritmo. Queste due cose sicuramente sono stati momenti chiave.

Che armi hai usato?

Molto spesso l’One 105. Poi il Cayman 75 con taithiana ed il 55 con la T4. Armi eccezionali per affidabilità e maneggevolezza.

Vuoi ringraziare qualcuno?

Innanzitutto il mio Team fatto di persone fantastiche e che mi hanno aiutato molto a crescere. Bardi e Ciceri in primis. Poi Mariano Satta sempre sorridente e disponibile. La mia fidanzata Tiziana, mia suocera, mio Padre e mia Madre che mi sono venuti a sostenere ed infine il mio circolo ASD Apnea Team Pirri col mitico Presidente Giovanni Tocco. A tutti loro dedico questo titolo.

Antonio Lovicario in azione – riprese subacquee di Tommaso Gionni Marti

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